20/05/2014

Cleto Munari, creatività da MoMa e Metropolitan

La creatività di Munari entra nelle grandi collezioni dei musei newyorkesi, tra cui le sue cinque penne stilografiche firmate dai premi Nobel per la letteratura.

E’ davvero un’avventurosa storia la vita di Cleto Munari, che riecheggia nello studio atelier a Vicenza di fronte all’ampia dimensione della creatività degli oggetti, costruita sull’ininterrotta amicizia di architetti dalla notorietà internazionale.

Anni di esperienze moderniste fondono le idee di Munari, nato a Gorizia e vicentino d’adozione, allo stile di Carlo Scarpa, Gio' Ponti, Ettore Sottsass e Alvar Aalto, Wirkkala e Timo Sarpaneva e garantiscono l’esito di collezioni di pezzi unici e irripetibili, mentre confermano una progettazione singolare e costantemente flessibile. All’inizio sono teiere, candelieri, oggetti in argento per la tavola; poi l’amicizia di Scarpa introduce nelle collezioni un servizio di posateria d’oro, che lancia il quotidiano nella sfera del lusso. Quindi il legame con grandi aziende anche internazionali ed ancora nuovi rapporti con maestri della progettazione e del design di Sottsass a Paolo Portoghesi, poi Vico Magistretti e Carlo Aymonino, per continuare con Achille Castiglioni, Angelo Mangiarotti, Marco Zanuso e Gae Aulenti.
Un impegno anche a livello internazionale, se si pensa a una finalità espressiva in sintonia stilistica con Robert Venturi a Arata Isozaki, Michael Graves, Hans Hollein. Tutti assicurano agli oggetti il carattere di modernità, anche quando i progetti risalgono all’avanguardia storica di Josef Hoffmann e Kasimir Malevic.

La creatività di Munari entra nelle grandi collezioni conservate, fra i musei, del MoMA e del Metropolitan Museum of Art di New York, come le sue cinque penne stilografiche firmate dai premi Nobel per la letteratura. Ora Cleto Munari apre alla produzione di ceramiche e di tappeti; ancora una volta oggetti assunti nella sfera delle creazione artistiche, mirate a superare barriere linguistiche e geografiche e riaffermano l’identità di Munari corsa nella conquista perpetua della bellezza nelle forme. E’ un’autentica passione, che narra nella sua vita la storia del passaggio dalla dimensione individuale a quella collettiva.

"Ho iniziato l’attività alla fine degli anni ’70 – dice Munari -. E’ stato determinante l’incontro con Carlo Scarpa, Ettore Sottsass e Mario Bellini. Non ho una specifica formazione umanistica, ma tecnica e industriale. Dopo i quarant’anni ho scoperto la passione per il mondo del design, che mi ha permesso di vivacchiare nello studio di Giò Ponti e di Sottsass. Ma l’incontro con Carlo Scarpa nel ’72 a Vicenza, in qualche maniera è stato, da parte sua, un riconoscimento. Aveva una certa sensibilità per gli oggetti e lui mi riconosceva il senso delle proporzioni”.

Frequentava casa Scarpa a villa Valmarana ai Nani?
"Ho vissuto sei anni a casa sua, dove c’era sempre un cenacolo di figure importanti. Si parlava d’architettura e di design. Ho capito che cosa fare “da grande”. Ho pensato d’essere una specie di Mondadori del design. Carlo Scarpa mi dava delle indicazioni precise: raccogliere schizzi più che disegni per poi essere realizzati in forme di oggetti per l’arredamento. Anni con Scarpa. Sei, sette anni con Sottsass… facevo dei disegni e poi capitava che mi chiedesse: l’ho fatto io? No, rispondevo: io , ma è come lo avessi fatto tu. Poi ho camminato con le mie gambe con i progetti di vetri, calzature, lampioni per le strade..un mercato vario per arrivare dopo trent’anni con il settore dell’argento, nel mercato internazionale. Con entusiasmo m’interesso di mobili e di tappeti".

La sua è sempre stata una progettualità flessibile. Ha qualche nuova idea per il futuro?
"Dopo le esperienze dell’orologeria, del vetro e dell’oreficeria quest’anno vorrei affrontare il settore della ceramica e riuscire a creare degli oggetti , delle suppellettili, non vasi per fiori".

Un pregio della sua attività è il contatto con dei celebri progettisti
"Ho cominciato prima di tutto con Renzo Piano e Norman Foster. Piano ha rinunciato a collaborare con me perché abituato alle grandi misure. Con Foster ho un rapporto d’amicizia. Anche l’archistar, con l’A maiuscola, non si sentiva adatto; come Piano. Si tratta di individuare le persone giuste per certe soluzioni progettuali
Il mondo attuale mi sembra triste, piatto. Vale anche per il panorama delle riviste d’arredamento che si occupano delle industrie: Cassina, Frau, Maroso, Masi di Verona. I giornali le presentano, ma le loro produzioni non mi sembrano significative".

Ha risentito del momento di crisi del mercato internazionale?
"Ci sono stati anni di grande sofferenza con il crollo del mercato dell’argenteria. Scarpa e Sottsass erano in anticipo sui tempi e non sono stati capiti. Dall’inizio di quest’anno ci sono state delle persone coreane, che con e-mail si sono accorte della mia esistenza nella produzione di oggetti come borse, vetri, penne, tappeti e ceramiche, e anche delle aziende internazionali, olandesi, inglesi, e da Miami. Sono contatti che provengono dal mercato internazionale e, spero, come l’Italia, di vedere un po’ di luce".

E l’invenzione quando arriva?
"Avviene di notte, nel sonno. Butto giù un disegnetto e vado avanti con piccoli appunti notturni o legati al sogno".

Quali progetti per il futuro?
"Sono proiettato nel futuro per altri 20-30 anni... Per la mostra di gioielleria a Seul in programma quest’anno invio due anelli: uno disegnato da me, l’altro da Sottsass".