27/07/2016

La storica cartiera di Dueville, un patrimonio di archeologia industriale

L'antica cartiera, che suscitò l'interesse di Meneghello a Rigoni Stern, è ora in stato di degrado ma potrebbe essere salvata.

Lo stato di estremo degrado è sotto gli occhi di tutti. "Sono vent'anni che mi batto per salvare dalle macerie quella che è considerata la seconda cartiera più antica d'Europa. In tanti ci hanno speso belle parole, in tanti hanno fatto promesse, ma nei fatti non si è visto nulla, se non i vincoli imposti dalle Belle Arti". Chi parla con voce ferma e disillusa è Severino Valente, l'ultimo dei fratelli Valente che ha fatto girare le macchine dell'antica cartiera di Dueville fino al 1978. Poi lo stop, l'avvio di un nuovo impianto adiacente a quello vecchio. Un alzare le mani per dire che "quella storia pluricentenaria è giunta sì al capolinea produttivo, ma non alla fine del racconto, all'abbandono del ricordo", ammette Severino.

Ciò che oggi è un rudere da salvare, un tempo - cinquecento anni fa - e fino al secolo scorso era un impianto produttivo ricco di storia e di fascino. Situata in località Vivaro, a pochi minuti di strada da Dueville, ora le sagome informi e decadenti della cartiera testimoniano il passato importante di un territorio dinamico nei secoli, che deve le sue fortune alle acque della roggia Molina, costante fonte di energia per il "giro" delle ruote d'acqua e delle molazze. Già, nel film della storia questo luogo del fare spiega che dalla sola forza dell'acqua e dalla sola forza delle braccia si produceva "carta a mano". Fu così fin quasi la fine dell'Ottocento. Solo dopo le fasi della meccanizzazione ne cambiarono (lentamente) i processi.

L'antica cartiera di Dueville rientra di diritto tra gli edifici di archeologia industriale; voci pubbliche e private ne hanno preso le difese per salvarla Ma voci erano e sono rimaste. A passarci di fronte, a visitarla dentro, la cartiera appare come un luogo dell'abbandono, con il solo signor Severino a ricordarci le "virtù" delle ruote sulla roggia Molina.
Dove c'è acqua c'è vita. E in un'area estesa (da Dueville a Villaverla, per intenderci) caratterizzata dal sistema delle risorgive, la vita quotidiana - intesa come socialità e lavoro - corre e si trasforma più che altrove. Ed è in questo contesto che s'inserisce la presenza della cartiera di Dueville, la cui presenza viene segnalata in un documento datato 1500.

"Grazie ad una notifica del 1595 sappiamo - scrivono Marco Maule e Giovanni Marchetti in un volume del 1996 edito dall'Associazione Antica Cartiera (di cui la foto in testa all'articolo) - che Iseppo Da Porto fa costruire la cartiera attuale sul luogo di un preesistente mulino da grano già proprietà dei fratelli Buosi. E' però del 1628 la prima mappa che rappresenta in maniera piuttosto vaga l'edificio in questione. Ben più precisa è invece la mappa del 1667 che rappresenta la cartiera formata da due corpi accostati lungo la roggia con tre ruote d'acqua".
Parte dunque da lontano la storia di questo opificio che oggi rischia di essere travolto per sempre dal tempo e dall'indifferenza dei capricciosi tempi contemporanei.

Ancora un po' di storia. Nel 1791 la cartiera dei Da Porto passa nelle mani di Giovanni Battista Farina; altro cambio di titolarità nel 1849, da Farina la cartiera passa a Gaetano Longo. Sotto la sua gestione, con ben 5 ruote d'acqua attivate, l'impianto di Dueville conoscerà, come ci ricordano le cronache del tempo, il suo momento di maggior espansione. Dopodiché, e siamo nel 1885, la cartiera viene acquistata dallo scledense Gaetano Busnelli, che introduce la sofisticata "macchina continua per la produzione della carta paglia", cimelio ancora visibile all'interno della cartiera. Si giunge così al Novecento: Busnelli aliena la cartiera ai fratelli Bagarella i quali, nel 1930, danno in affitto l'opificio a Giuseppe Valente, che poi l'acquisterà definitivamente nel 1934.

Dice Severino Valente: "In questa cartiera io e i miei fratelli abbiamo lavorato fino al 1978, qui abbiamo sudato e gioito. Vederla nel degrado è avvilente. Le strutture lignee della copertura e gli impalcati rischiano di cedere, nella medesima situazione si trova tutto il sistema delle ruote lungo la roggia Molina. Non c'è più tempo da perdere, per tanto e troppo tempo si son spese idee e parole per destinare quest'opificio a Museo regionale della carta. I pezzi, le macchine, gli strumenti per raccontare ai giovani come nel tempo si faceva la carta qui ci sono, basta restaurarli: penso al maglio settecentesco, al primordiale torchio per la pressatura dei fogli di carta, al nobile esemplare della grande macchina continua, alle vecchie molazze in pietra".

Senza dimenticare l'interesse dimostrato da studiosi e artisti verso questa nobile cartiera: da Luigi Meneghello a Mario Rigoni Stern, da Fernando Bandini all'artista Pino Guzzonato.
Il conto alla rovescia per salvare l'antica cartiera di Dueville parte anche da qui.