31/08/2021

“A Vicenza la produzione è ripresa. Ora trasformare le opportunità in crescita consolidata"

La presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia: "La carenza di manodopera e di materie prime rimangono ancora due questioni irrisolte".

A Vicenza la produzione è ripresa, c’è tanta voglia dei nostri prodotti in tutto il mondo. E poi è ripartito anche il mercato interno, con le aziende vicentine che sono state veloci a cogliere questa occasione. Ora la sfida vera è fare in modo che queste opportunità congiunturali si tramutino in una crescita consolidata. In questo senso, rappresenta una grande occasione il moltiplicarsi di piani di reshoring da parte dei grandi gruppi, sia in Italia che in Europa. Si tratta di operazioni che creano economia reale a medio-lungo termine e, per aziende come le nostre, avere nuove possibilità di servire i clienti a corto raggio può diventare davvero un volano per costruire nuovi legami forti con i principali player e arrivare ad avere una crescita solida e duratura”.

La Presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia commenta così i dati della 152° indagine congiunturale condotta dagli Industriali berici la quale conferma, nel periodo aprile-giugno 2021, l’atteso rilancio dell’attività delle imprese manifatturiere rispetto alle profonde flessioni causate nel 2020 dalla pandemia.

“È però parimenti importante - sottolinea - non farci abbagliare dalle crescite a doppia cifra che rischiano di essere un’illusione ottica dovuta al lockdown dell’anno scorso che, conto, sia un evento che non si ripeterà mai più. Il lavoro da fare è tanto e i risultati non sono scontati, la carenza di manodopera e di materie prime rimangono ancora due questioni irrisolte su cui bisognerà agire con forza a livello locale ma soprattutto nazionale ed europeo”.

Nel 2° trimestre 2021 la produzione è infatti aumentata del 28,7% rispetto allo stesso periodo del 2020, che fu caratterizzato dall’esplosione della pandemia e dalla sospensione quasi totale di molte attività produttive (-23,1% fu il calo). Il recupero risulta decisamente importante, anche se non chiude completamente il gap negativo creato dal blocco pandemico.

Il 74% delle aziende dichiara aumenti della produzione, a fronte del 7% che evidenzia ancora una flessione. Il saldo di opinione è così pari a +67 (+16 nel precedente trimestre; uno speculare -67 nel 2° trimestre dello scorso anno). Il numero di aziende che denuncia un livello produttivo insoddisfacente scende al 24% del totale (26% nel precedente trimestre, 71% un anno fa).

Per quando riguarda il mercato interno, il fatturato è risultato in forte aumento (+35,2%), confermando una ripartenza anche della domanda interna.

Il risultato positivo più significativo è stato registrato dalle esportazioni verso i paesi extra UE, con un fatturato che è aumentato del 39,9% rispetto allo stesso periodo del 2020.

L‘export UE è invece aumentato ad un ritmo meno impetuoso (+25,3%).

La consistenza del portafoglio ordini rimane stabile per il 21%, aumenta per il 73% mentre cala per il 7% delle aziende (saldo pari a +66, contro il +33 del trimestre precedente). Il periodo di lavoro assicurato supera i tre mesi nel 35% dei casi.

Rispetto al 2020 diminuisce ancora la percentuale di aziende che denuncia tensioni di liquidità (7%), ed è in flessione anche la percentuale di imprese che lamenta ritardi negli incassi (7%).

Si confermano molto preoccupanti le tensioni sulle materie prime. Nel 2° trimestre 2021 i prezzi delle sono decisamente aumentati (+29,6%), Qualche impatto si è avuto anche sui prezzi dei prodotti finiti, cresciuti del +9,4%.

“La carenza e, di conseguenza, il costo spropositato delle materie prime e dei noli, specialmente da oriente, continuano ad essere i problemi più urgenti, non solo per la nostra provincia, ma per tutta l’Europa che produce – aggiunge la Presidente -. Le tensioni geopolitiche e le scelte strategiche della Cina non favoriscono uno sblocco della situazione, anche perché non si vede un vero coordinamento sovranazionale, penso in primis all’Unione Europea, che se ne stia occupando. È evidente, poi, che ci troviamo anche di fronte a più di qualche forzatura della speculazione finanziaria internazionale. Credo che l’Europa, intesa come istituzioni comunitarie ma anche come insieme di filiere produttive integrate, debba riflettere sul futuro dei propri modelli di business a livello globale”.

Per quanto riguarda l’occupazione, infine, nel periodo aprile-giugno 2021 si registra un aumento del numero di addetti pari all’1,4%. Il 61% delle aziende dichiara di aver mantenuto inalterato il proprio livello occupazionale, il 32% l’ha aumentato, mentre l’8% ha ridotto la propria forza lavoro.

“Questi dati positivi - precisa Dalla Vecchia - si riferiscono ad un periodo in cui il cosiddetto blocco dei licenziamenti era ancora in vigore ma, come avevamo preventivato e dichiarato pubblicamente ante litteram, lo sblocco iniziato dal 1° luglio non ha assolutamente comportato quello tsunami sociale che qualcuno, non so quanto in buona fede, aveva annunciato. Infatti, i dati di luglio 2021, resi noti da Veneto Lavoro, indicano come nel Vicentino il saldo occupazionale sia di +385 occupati. Risultato eccezionale visto il periodo e dato che, diversamente da Venezia, Verona che sono province molto turistiche, Vicenza, prevalentemente manifatturiera, presenta un saldo positivo al contrario di altri territori simili, come Treviso e Padova, che hanno saldi leggermente negativi. Credo sia un dato incoraggiante che testimonia la solidità delle nostre fabbriche. Il problema, semmai, da noi, è esattamente l’opposto: non c’è abbastanza personale preparato per raggiungere il 100% della produzione che ci richiedono i mercati. Ancora una volta è più che mai evidente come investire sulla formazione dei giovani non debba essere qualcosa di estemporaneo, bensì l’obiettivo più importante che si devono porre la società e le imprese per crescere nel territorio”.




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