17/07/2024

Glaciazione demografica e futuro del lavoro: allungamento della vita lavorativa

La terza delle quattro "contromosse" attuabili esaminate da Fondazione Nord Est (articolo 4/5).

La terza misura di contrasto degli effetti della glaciazione demografica è l’allungamento della vita lavorativa attraverso l’innalzamento dell’età al pensionamento. In parte l’allungamento avverrà naturalmente, attraverso la sostituzione delle coorti più anziane di lavoratori con quelle meno anziane, che hanno un tasso di occupazione più elevato, hanno iniziato a lavorare più tardi essendosi prolungato il tempo di istruzione e dovranno adeguare i comportamenti alle diverse regole previdenziali, compresa la necessità di garantirsi una pensione mensile che
consenta il più possibile il mantenimento delle condizioni di vita (in termini tecnici, per avere un tasso di sostituzione più alto).

L’innalzamento fisiologico potrebbe compensare fino a un terzo del calo di 2,4 milioni di occupati e, per la prima volta nelle tormentate vicende delle riforme previdenziali, l’età del ritiro dal lavoro viene qui affrontata non per questioni di finanza pubblica ma per il mantenimento di una società vitale sul piano produttivo. I due lati della medaglia sono, peraltro, connessi. Meno occupati, infatti, significano PIL più basso, come ha ben ricordato il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta nelle ultime Considerazioni finali. E PIL più basso vuol dire minori entrate contributive e quindi inferiore capacità di onorare il pagamento delle pensioni.

Quindi, i conti tornano anche da questo punto di vista. Sebbene non sia questo il lato che qui interessa, bensì l’argine posto alla glaciazione demografica nei suoi effetti occupazionali. Le stime della Fondazione Nord Est indicano che ogni punto di innalzamento del tasso di occupazione per le persone nella fascia di età 65-70 anni comporta un aumento di 27mila lavoratori al 2040 nelle regioni settentrionali. La distribuzione regionale vedrebbe inevitabilmente in testa le regioni più popolose: +10mila in Lombardia, +5mila in Veneto, +4mila in Piemonte ed Emilia-Romagna. 

Ipotizzando l’estensione all’intera popolazione della fascia di età 65-70 anni del tasso di occupazione attuale dei 45-54enni (pari all’85,1% nel 2023) ci sarebbero nel 2040 2,3 milioni di occupati in più. È un’ipotesi estrema ed “eroica” che tutte le persone 65-70enni che ci saranno nel Settentrione (2,7 milioni) siano in condizioni o necessitino di lavorare fino a settant’anni compresi, e che tutte sopravvivano da qui ad allora. Non è una prescrizione ("bisogna lavorare tutti fino a 70 anni"), ma un semplice esercizio numerico per mostrare le varie alternative di contrasto alle conseguenze occupazionali della glaciazione demografica.

Inoltre, già oggi ci sono persone che lavorano ben oltre i 64 anni di età. Le statistiche ISTAT non consentono di sapere quante esse siano a livello regionale e per singolo anno di età, ma solo per coorti così ampie da rendere il dato inutile ai fine dell’analisi. Per esempio, sappiamo che ci sono 367mila 65-89enni occupati nel Nord Italia. È tempo di cambiare i criteri di campionamento; una volta, quando la quasi totalità della popolazione finiva di lavorare a 60 anni, o prima, aveva senso sottodimensionare il campione per le fasce di età superiori. In un futuro non lontano, invece, la maggior parte degli ultra 64enni lavorerà.

Comunque, una semplice proporzione suggerisce che un po’ più di 250mila persone di 65-67 anni lavoreranno comunque nel 2040 nel Nord Italia, su 1,3 milioni, a parità di tassi di occupazione, contro i poco più di 200mila nel 2023 (l’aumento si deve alla maggiore numerosità della popolazione originata dal semplice spostamento in avanti delle coorti attuali, metodo che non tiene conto della mortalità).

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I numeri in gioco - pubblicazione articolo martedì 25 giugno

Le contromosse attuabili:

1) Attrarre e valorizzare i giovani - pubblicazione articolo mercoledì 3 luglio

2) Coinvolgere pienamente le donne - pubblicazione articolo mercoledì 10 luglio

3) Rinviare il pensionamento - pubblicazione articolo mercoledì 17 luglio

4) Accogliere più immigrati - pubblicazione articolo mercoledì 24 luglio



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