La seconda potente leva per contrastare il calo occupazionale causato dalla glaciazione demografica è la piena partecipazione delle donne alla vita lavorativa in Italia.
Infatti, nelle regioni settentrionali italiane il tasso di occupazione, cioè la percentuale di donne che lavorano, si colloca nella parte più bassa della graduatoria europea, con l’importante eccezione di Alto Adige e Valle d’Aosta, dove ci sono elementi di cultura francese e tedesca. Il confronto è fatto usando i dati medi nazionali; utilizzando i dati regionali le nostre regioni più avanzate scivolerebbero ancora più indietro, come dimostra la posizione di Catalogna e Madrid rispetto a quella media della Spagna.
Una parte del divario tra il Nord Italia e l’Europa è generazionale. Infatti, le donne italiane di 35-44 anni sono più frequentemente occupate di quelle di 55-64. Per cui il gap tenderà a chiudersi con l’invecchiamento della popolazione; il guadagno occupazionale derivante dalla chiusura del gap per invecchiamento è già ricompreso negli 833mila occupati aggiuntivi.
La chiusura, però, non sarà completa. Lo dimostra la differenza nell’occupazione delle meno anziane tra il Settentrione d’Italia e le altre aree avanzate d’Europa. In base alle elaborazioni della Fondazione Nord Est, portando il tasso di occupazione femminile italiano per le coorti giovani a quello della Germania (che è elevato ma non il più alto) il Settentrione d’Italia guadagnerebbe 282mila occupate.
I guadagni sarebbero distribuiti in modo difforme tra le varie regioni, in funzione della distanza attuale nei tassi di occupazione e alla numerosità delle coorti su cui è calcolata. A guadagnare più occupate sarebbero Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto; in fondo, invece, Trentino, Alto Adige e Valle d’Aosta, dove i tassi di occupazione femminili in queste fasce di età sono a livelli tedeschi, o superiori, a testimonianza che il raggiungimento di tali valori nelle altre regioni del Nord Italia non è utopia.
Come ottenere questo risultato? Servono tutti i servizi che aiutano ad alleggerire il loro gravoso compito di accudimento all’interno della famiglia, sia che si tratti di prole sia che si tratti di altri parenti, accudimento che in larghissima misura è a carico delle donne. Peraltro, facendo
emergere questo tipo di lavoro, attraverso il potenziamento dei servizi sociali, si aumenta il PIL, si generano nuovi posti di lavoro, si migliorano le condizioni degli accuditi. Un cambiamento win-win. Le imprese assieme alle amministrazioni pubbliche possono molto in questo campo di azione, da sole o di concerto tra di loro e con le amministrazioni locali ((anche in termini di orari di lavoro: citiamo il caso del Distretto della felicità, a San Mauro Pascoli in Romagna).
Tra i giovani di genere maschile del Nord Italia, invece, il tasso di occupazione è pari o più alto di quello tedesco, a conferma della discriminazione ed emarginazione del genere femminile in Italia.
Abbiamo parlato di piena partecipazione delle donne, che è ben più della piena occupazione femminile. Piena partecipazione coinvolge la qualità del lavoro, oltre che la quantità. Come è noto, in Italia, compresa la sua parte economicamente più sviluppata, le donne sono di gran lunga minoritarie nei lavori meglio remunerati e nei ruoli dirigenziali. Allineando le remunerazioni si darebbero alle donne maggiore potere nella società e nel nucleo familiare, accrescendo la motivazione all’offerta e all’acquisto di servizi di accudimento. Elevandole nel ruolo dirigenziale si aumenterebbero nella società italiana il tasso di cooperazione, bene immateriale estremamente scarso nel nostro sistema e più presente nel genere femminile che in quello maschile, e l’attenzione alle questioni dell’accudimento e del carico di lavoro all’interno delle famiglie, di cui si è appena detto.
La piena partecipazione femminile al mondo produttivo è coerente con il successo delle politiche di attrazione dei giovani, anzi ne è una precondizione. Non può esserci attrattività verso i giovani in un sistema sociale che discrimini ancora le persone in base al genere.
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I numeri in gioco - pubblicazione articolo martedì 25 giugno
Le contromosse attuabili:
1) Attrarre e valorizzare i giovani - pubblicazione articolo mercoledì 3 luglio
2) Coinvolgere pienamente le donne - pubblicazione articolo mercoledì 10 luglio
3) Rinviare il pensionamento - pubblicazione articolo mercoledì 17 luglio
4) Accogliere più immigrati - pubblicazione articolo mercoledì 24 luglio
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